Rimangono poche testimonianze delle origini del Tibet, si sa però che inizialmente era popolato solamente da pastori nomadi provenienti dall’Asia centrale. La storia del Tibet come nazione inizia con la nascita del Re Tho-tho-ri-Nyantsen nel 173 a.C. In quel periodo la religione praticata era di tipo sciamanico, detta anche Bön. Del periodo si può ancora ammirare il castello-monastero di Yumbulakhang, nei pressi di Tsedang. Colui che venne considerato come il vero fondatore del Tibet è Re Songsten Gampo XXXIII della dinastia di Yarlung. Nato nel 608 d.C., il Re decise di fare diventare Lhasa la capitale del Tibet, fece costruire lo Jhorkang e introdusse per primo la religione buddista nel regno.
Sotto il regno di Trisong Detsen, con l’ arrivo di Padmasambhava, il buddismo diventa religione di stato. Nel 770 venne fondato il monastero di Samye, uno dei primi grandi monasteri buddisti del Tibet. Con i regnanti successivi a Trisong Detsen, si ritorna alla religione Bön e il Tibet entra in un periodo di instabilità politica. Nel 1042 assieme al grande maestro indiano Atisha, arrivano in Tibet una serie di maestri e saggi che diffondono di nuovo il buddismo nel paese. Nel 1072 nacque il grande monastero di Sakya, sede della omonima setta “Sakya-pa”, che avrà un ruolo importante nella storia del Tibet. Nel XIII secolo, il Tibet divenne parte dell’Impero mongolo (Dinastia Yuan): con il successo delle truppe mongole guidate da Kulblai Khan, il potere centrale passa da Lhasa a Sakya. Nel 1391, nasce Gedun Khapa, il primo Dalai Lama.
Tra il 1670 e il 1750 il Tibet fu incorporato nella Cina, dominata all’epoca dalla Dinastia Qing. Nel 1716, con l’arrivo del gesuita Ippolito Desideri a Lhasa, iniziano i primi contatti con l’occidente. Nel 1774 la prima missione britannica entra in Tibet, seguita dall’invasione nepalese, che viene fermata grazie all’aiuto delle truppe cinesi chiamate in soccorso dai tibetani.
Nel 1904 l’impero britannico, approffittando dei disordini interni all’ impero cinese, invase temporaneamente il Tibet arrivando fino a Lhasa e costringendo il Dalai Lama a fuggire in Mongolia. Solamente nel 1912 con la fine dell’ impero cinese, Tibet, Xinjiang e Mongolia dichiararono l’indipendenza dalla Cina e il Dalai Lama riprese il pieno potere in Tibet senza alcuna influenza estera. Nel 1933 alla morte del XIII Dalai Lama, Tenzin Gyatso diventa il XIV Dalai Lama. Nel 1940, a soli 18 anni di età vennero conferiti all’attuale Dalai Lama i poteri spirituali di capo della comunità buddista del Tibet. In una visione profetica un Dalai Lama del passato raccontò che “quando l’uccello di ferro volerà, verrà l’uomo rosso e la distruzione”
L’1 ottobre del 1949 Mao Zedong a Pechino proclamò la fondazione della Repubblica Popolare della Cina. L’anno seguente l’esercito cinese riconquistò nuovamente il Tibet costringendo il Dalai Lama alla fuga verso il Sikkim, da dove poco dopo ritornò a Lhasa in seguito alle rassicuranti dichiarazioni dei cinesi di non interferire nel Tibet.
La Cina nel corso della storia aveva considerato il Tibet parte del suo territorio e così nel 1951 l’esercito cinese invase il Tibet e Lhasa. Le autorità cinesi inizialmente non interferirono nella politica interna del paese, lasciando il governo tibetano ad esercitare il suo potere. Ma successivamente la situazione deteriorò. Dopo varie rivolte contro le autorità cinesi da parte del popolo tibetano per le violenze e le intolleranze dell’esercito cinese, il Dalai Lama decise di fuggire. In seguito scapparono dal paese una parte dell’elite feudale e dei monaci temendo l’aria di terrore che spirava dalla Cina. Nel 1964 la Cina dichiarò formalmente il Tibet “Provincia Autonoma del Tibet” della Cina.
In seguito un periodo molto oscuro nella storia recente della Cina si abbatté sul Tibet. La rivoluzione culturale negli anni dal 1966 al 1976 portò studenti ed estremisti, agitati dal regime, a condannare ogni forma d’opinione diversa dalla loro e monasteri, templi e ogni altra forma d’arte vennero distrutti.
Il Dalai Lama non è più ritornato in Tibet; la situazione della comunità in esilio, i vari appelli, conferenze e incontri segreti, non hanno portato a nulla. Nel gennaio del 2000 fuggì dal Tibet anche il quattordicenne Karmapa Lama, il terzo capo spirituale dei tibetani (dopo il Dalai Lama e il Panchen Lama), attraversando a piedi l’Himalaya, per incontrare il Dalai Lama a Dharamsala in India.
Successivamente, nell’aprile del 2008, sono scoppiate dure proteste in alcune città del Tibet che sono state represse dal governo di Pechino con l’uso della forza. Sono stati numerosi i casi rilevati in Tibet di violazioni sulla dignità umana. Secondo il Dalai Lama in Tibet sta avvenendo un genocidio culturale non preso in considerazione dal mondo occidentale.